Aprile
Un film di Nanni Moretti. Con Silvio Orlando, Nanni Moretti, Silvia Nono, Pietro Moretti, Corrado Stajano. Italia 1998
Sembra semplice, ma non lo è. Sembra un diario minimo, una confessione a bassa voce, una lettera a un amico tenuta dentro a lungo e finalmente spedita, e forse lo è. Aprile, di Nanni Moretti, sfugge alle definizioni, scivola fra le mani. Alcuni si sono irritati, molti vi si sono rispecchiati. Diavolo di un “autarchico”, sempre lì lì per realizzare il “grande” film, e poi ancora a tentare di capire se stesso, l’Italia, il privato che si intreccia con il pubblico, tra rabbie, delusioni, speranze, risate. Per fortuna, infatti, c’è il sorriso. Sempre. Perché è aprile - finalmente! - nella vita di Nanni, già “splendido quarantenne”, arrivato ora alla paternità. Aprile, capito?, non settembre come in Woody Allen: le gemme che sbocciano, non le foglie che ingialliscono. Perché, come ricorda un perfido amico tenendo un metro fra le mani (ogni centimetro un anno...), non resta moltissimo: inutile perdersi in sterili elucubrazioni, inutile continuare a prendersela con chi non ha ancora imparato, e non imparerà mai, a stare al mondo. Meglio tardi che mai, però: si vivrà ancora più intensamente, magari al ritmo di un mambo. Si avrà così meno tempo da sprecare pensando alla stupidità imperversante (televisioni e giornali omologati, il brutto che ci circonda), e si coglierà l’occasione per dire sì alla vita. Mai Moretti ha ripreso in modo così coinvolgente il bello. Sono dettagli, come l’Isola Tiberina, Venezia, il Po, intravisti sullo sfondo delle recenti vicende italiane, dalla vittoria del Polo nel ‘94 a quella dell’Ulivo nel ‘96, ma risaltano ancora di più, in quanto fanno da contrappunto dialettico alla piccineria della storia pubblica. Arriverà anche maggio? Può darsi: il musical sul pasticciere comunista degli anni 50, per il momento solo abbozzato, un giorno o l’altro, forse, si farà.

Luigi Paini

Cinque anni dopo Caro diario Nanni Moretti torna, con Aprile, a descrivere quello che vede, legge, sente intorno a sé, la sua personale visione della società, insomma. Il film si apre col successo elettorale di Berlusconi nel 1994 (coincidente con la prima canna del regista, allora splendido quarantenne), continua con le traversie psicologiche di Moretti in attesa del primogenito Pietro, che nasce quasi in contemporanea con la prima storica vittoria del Centrosinistra – ma all'euforia politica generalizzata il regista, braccia alzate, sulla sua Vespa, confonde e sovrappone la sua gioia di neo-padre, urlando «Quattro chili e duecento grammi!» –. Nanni Moretti parla del suo sogno di girare un musical ambientato negli anni Cinquanta sulla vita di un pasticciere trozkista, poi accantonato per un documentario storico-sociale: 'missione' che lo porta a girare riprese in Puglia dopo il tragico incidente alla nave albanese, ed a filmare controvoglia la dichiarazione d'indipendenza della Padania. Il risultato è questa breve pellicola autobiografica, ricca come sempre di critiche: alla classe dirigente della Sinistra, formatasi negli anni Settanta a suon di episodi di "Happy days"; alla paurosa uniformità della stampa – esemplare la scena in cui Moretti incolla in un unico colossale foglio i ritagli dei giornali più disparati –; ad un certo tipo di cinema – stavolta cadono pietre su Heat - La sfida e Strange days –. Aprile è un semplice divertissement, certo, ma ispirato ed incivisivo: dispiace solo che finisca troppo presto...
Paolo Boschi
Sulle mie labbra

(Sur mes lèvres) Francia 2001
di
Jacques Audiard. Con Vincent Cassel, Olivier Gourmet, Emanuelle Devos, Olivier Perrier, Olivia Bonamy.

Il gioco dei generi

Amo la sensazione di soddisfazione, quello stupido sorriso che rimane impresso sul volto quando esci dal cinema dopo aver visto un bel film, magari uno di quelli che non ti eri precipitato a vedere il giorno stesso della sua uscita. E Sulle mie labbra quel sorriso stupido me lo ha lasciato per parecchio tempo... un Vincent Cassel che, come sempre, lascia sbalorditi, una bravissima Emmanuelle Devos che giustamente si è meritata il César per questa interpretazione, riprese imprevedibili, capaci di cambiare a ogni istante e la pura fisicità. Carla (Emmanuelle Devos) è una donna quasi totalmente sorda, lavora in un ufficio odioso, dove subisce le angherie continue dei suoi colleghi ed è sola, mangia da sola, vive da sola, beve da sola. Ma un giorno ha la fortuna di poter assumere un assistente. Lo vuole scegliere, ordinare su misura... in fondo, perché no? Ci si può recare in un'agenzia matrimoniale per "ordinare" un compagno, e allora perché non fare lo stesso in un ufficio di collocamento? Poi arriva lui, Paul (un Vincent Cassel decisamente abbrutito), ex galeotto dalle maniere non proprio cortesi... E così scopriamo che la scialba Carla, la segretaria che nessuno degna di uno sguardo, osserva tutti i minimi particolari, è una perfetta regista incapace di accontentarsi delle briciole. Il primo particolare che stupisce è apprendere come tutto, per Carla, passi attraverso il suono, le parole. Ci saremmo aspettati probabilmente una predilezione per le immagini, eppure Carla al lavoro risponde al telefono, vive la sera le storie inventate a partire dai racconti "esotici" della sua migliore amica. Il mondo è suono e basta togliere gli apparecchi acustici per dimostrare la lontananza da un mondo che non si ama. Dall'idea iniziale di donna incapace di vivere una propria vita, intenta a vivere immersa in quella degli altri, ci rendiamo conto, pian piano, che Carla vuole a tutti i costi appropriarsi della propria esistenza, ma secondo le proprie regole, senza cedere mai agli stereotipi sull'amore o sul lavoro. Così tutti i suoi sforzi sono nel tentare di cambiare l'uomo che ha di fronte e nel fargli accettare le proprie regole. Il velo di assurdità che sembra aleggiare intorno a queste due figure, due emarginati da un mondo che, solo per convenzione, viene ritenuto "normale", continua nella seconda parte del film, che abbandona i toni del melodramma per abbracciare quelli del noir.

Un noir decisamente moderno, che alterna inquadrature distanti e fisse a inquadrature di una vicinanza a volte claustrofobica. Il ritmo serrato della nuova deriva del racconto, l'organizzazione del colpo, il nuovo impiego in una discoteca, il pedinamento visivo del nemico da una terrazza, si alterna costantemente ai respiri dei primi piani o delle inquadrature su particolari del corpo. I corpi sono braccati in una fisicità amplificata che, verso il finale della pellicola, diviene quasi insostenibile e l'abbraccio finale arriva come una liberazione. Sulle mie labbra è un film interessante, sensuale, per niente prevedibile e Audiard un regista che dimostra si saper giocare fluidamente con i due mostri del genere, il melodramma e il noir, mescolandoli, allontanandoli, celandoli.

Donatella Valeri - offscreen.it

La deformazione fisica nella filmografia convenzionale serve a preannunciare l'instabilita' mentale del personaggio: lo storpio è, il piu' delle volte, una figura meschina che malcela il suo segreto in una fisicita' precaria. Shamalan ne ha fatto racconto nell'osteogenesi imperfetta di Elijah Price, Bryan Singer indizio nel camminare zoppo di Roger "Soze" Kint, Oliver Stone ha dipinto il Vietnam con la cicatrice del sergente Barnes, Scorsese la mutazione psicologica con i capelli di Travis Bickle. Gli esempi sono tanti, Audiard conosce bene genere e materia e con Sulle mie labbra spinge su questo modello, giocando con la rappresentazione e declinando a suo piacimento l'organismo tipo di questo personaggio. Una splendida Emmanuelle Devos interpreta Carla: una segretaria sorda messa all'angolo dalla city parigina, isolata dai colleghi. Il regista francese scende in campo facendo della vera e propria "politica" dell'autore e descrivendoci una donna succube dell'estetica metafisica dozzinale di chi le sta attorno, costretta ad additare la sua mutilazione fino a perdere il contatto con il suo corpo, astrazione ben sintetizzata dal rumore bianco del suo apparecchio acustico. La menomazione pero' non è nell'udito di Carla ed è questo che Audiard ci vuole raccontare. La strada battuta per dimostrare questa tesi si dipana inevitabilmente attraverso le ossessioni filmiche del regista francese: la presa di coscienza e il bisogno di comunicare. Il conflitto della protagonista viene infatti risolto dall'ingresso in scena dell'ex carcerato Paul (Vincent Cassel) un altro emarginato che subisce la sua natura ma che possiede quello che manca a Carla, l'udito.

L'incontro che emancipa e libera si puo' considerare un altro archetipo della filmografia audardiana: quello che saranno infatti la pianista e il padrino Corso nei suoi due film successivi, qui è un Teddy Boy delle banlieue. Il confronto con Paul sovverte quindi la costruzione classica di un personaggio che era destinato alla perdizione, trasforma il suo difetto in dote, in presa di coscienza. La salva. Carla e Paul utilizzano le loro "disabilità " per riscattarsi con chi li ha messi da parte, Audiard esaudisce il loro bisogno di comunicare in una direzione inversa rispetto a quella canonica, insegnando ai suoi personaggi a fraternizzare con il loro corpo e ritorcendo questo nuovo linguaggio contro chi li ha stigmatizzati, dimostrando che la vera menomazione è nello sguardo di chi ha giudicato basandosi sulla sola apparenza. Sulle mie labbra è un film che si dichiara libero e che è libero sin dal primo minuto, un divertissement attraverso i generi, dal melò al polar, e allo stesso tempo un opera complessa che critica un sistema mettendo alla berlina il suo metro di giudizio. Come sempre Audiard chiude il film con un finale splendido, spiazzante e che sintetizza un meccanismo al suo collasso: le labbra del tutore di Paul, addetto a raccogliere le sue firme e ossessionato da una burocratica puntualita' si rivolgono ai due protagonisti parlando della moglie, della sua fuga e del suo amore, mentre il suo corpo, invece, viene ammanettato e portato via dai poliziotti.

Sergio Proto – nocturno.it

Programmazione autunno - inverno 2010

Settembre 2010
21 settembre 2010 h. 21,00
Vado, Sala Biblioteca comunale

SULLE MIE LABBRA (Sur mes levrès) di Jacques Audiard
Francia 2001

30 settembre 2010 h. 21,00
Monzuno, Sala Biblioteca comunale

APRILE di Nanni Moretti
Italia 1998

Ottobre 2010
13 ottobre 2010 h. 21,00

Vado, Sala Biblioteca comunale

IL CURIOSO CASO DI BENJAMIN BUTTON di David Fincher
USA 2008

28 ottobre 2010 h. 21,00
Monzuno, Sala Biblioteca comunale

LA DOPPIA ORA di Giuseppe Capotondi
Italia 2009

Novembre 2010
9 novembre 2010 h. 21,00
Vado, Sala Biblioteca comunale

IL CAIMANO di Nanni Moretti

Italia 2006

24 novembre 2010 h. 21,00
Monzuno, Sala Biblioteca comunale

TUTTE LE MATTINE DEL MONDO di Alain Corneu

Francia 1991

Dicembre 2010
9 dicembre 2010 h. 21,00

Vado, Sala Biblioteca comunale

RACCONTO DI NATALE di Arnaud Desplechin

Francia 2008

22 dicembre 2010 h. 21,00
Monzuno, Sala Biblioteca comunale

INTO THE WILD di Sean Penn

USA 2007