Programmazione Invernale

Dicembre 2009

lunedì 14 dicembre 2009 h. 21,00
Vado, sala biblioteca comunale
IRINA PALM di Sam Garbarsky, Lussemburgo, Belgio, GB, GR, FR, Italia, 2007
rassegna Mimosa forever

lunedì 21 dicembre 2009 h. 21,00 Monzuno, sala biblioteca comunale
FROZEN RIVER (Fiume di ghiaccio) di Courtney Hunt, USA 2007
rassegna Mimosa forever

Gennaio 2010

lunedì 11 gennaio 2010 h. 21,00
Vado, sala biblioteca comunale
NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI di Susanne Bier, Danimarca 2004
(Brodre/Brothers)
rassegna Mimosa forever

lunedì 25 gennaio 2010 h. 21,00 Monzuno, sala biblioteca comunale
TUTTI I BATTITI DEL MIO CUORE di Jacques Audiard, Francia 2005
(De battre mon coeur s'est arreté)
rassegna Vita e musica
Quattro minuti
(Vier minuten) Germania 2006
di Chris Kraus. Con Monica Bleibtreu, Hannah Herzsprung, Sven Pippig, Richy Muller, Jasmin Tabatabai, Vadim Glowna, Nadja Uhl

L'ottantenne Traude Krüger si reca ogni giorno presso il carcere femminile di Lickau dove insegna a suonare il pianoforte a un numero sempre più esiguo di allieve. Il corso rischia di essere chiuso ma la donna, grazie anche alla solidarietà di un guardiano, riesce a convincere il direttore. Un giorno però sarà la stessa guardia carceraria, massacrata di botte da una detenuta, Jenny, a cambiare idea. Jenny è infatti in carcere accusata di omicidio. Ha uno straordinario talento per il piano ma è preda di crisi di violenza che la gettano nello sconforto. Traude, inizialmente diffidente nei suoi confronti, deciderà di insistere riuscendo, nonostante i vincoli burocratici e non posti dal personale del carcere, a portarla fino alle soglie di un Concorso per giovani pianisti. C'è però un altro ostacolo che pare insuperabile: Jenny ama svisceratamente l'hip hop col quale riesce ad esprimere sulla tastiera la sua creatività e la sua rabbia. Traude invece lo detesta. I film sul rapporto insegnante-allievo/a in cui l'uno cerca di spingere l'altro a esprimere il suo talento grazie al rigore rischiano sempre di fare la stessa fine: conflitti, incomprensioni, progressi e poi il trionfo che fa contenti tutti. Non è così in 4 minuti dove la dinamica narrativa è molto più complessa e affronta direttamente non solo il tema dell'arte e di chi ne è dotato ma anche quelli, altrettanto importanti, dell'influsso di un passato il cui peso è difficile da portare e della rieducazione in ambito carcerario. Traude e Jenny non sono due personaggi da "romanzo di formazione" trasposto sullo schermo. Sono due esseri reali (la sceneggiatura ha vinto nel 2004 un importante premio in Germania) fatti di nervi, di rigidità, di scarsi abbandoni e di improvvisa (per Jenny) quanto incontrollabile violenza. Sono due donne ferite nel profondo che cercano (l'una chiudendosi in un rigore quasi ottocentesco e l'altra cercando la regola della nessuna regola) una via d'uscita. Che passa anche attraverso il rifiuto dell'altro come persona. Come se fosse possibile insegnare e apprendere senza mettersi in relazione al di là della 'tecnica'. Le due protagoniste saranno costrette reciprocamente a scoprirsi ad accettare pregi e difetti dell'altra (anche quelli che sembrano non emendabili). Solo così potranno dare un senso a una 'rieducazione' che dovrebbe essere lo scopo di ogni carcerazione e che invece molto (troppo) spesso non lo è. A dare corpo e nervi a Traude e Jenny Monica Bleitbtreu e Hannah Herzsprung. Attrice notissima in patria la prima e figlia d'arte la seconda costituiscono un'ulteriore prova del fatto che il cinema europeo esiste ed è in buona salute. Ma i nostri schermi parlano quasi solo americano (doppiato).
Giancarlo Zappoli
www.mymovies.it

“Un carcere. Due donne. Tre esami. Quattro minuti, per suonare finalmente la musica della propria anima”. Questo il riassunto in breve del secondo lavoro di Chris Kraus. A cinque anni di distanza da Scherbentanz, che segnò il suo debutto sul grande schermo, il regista tedesco torna nelle sale con un dramma elevato e corposo, tutt’altro che scontato. La trama, firmata Chris Kraus, si snoda con andirivieni temporali che svelano il passato delle due protagoniste: assolutamente superbe nella loro interpretazione. Una nei panni della nostalgica ottantenne Traude Kruger (Monica Bleibtreu), insegnante di piano con gli occhi e il cuore al periodo della Germania nazista; l’altra in quelli di Jenny Von Loeben (Hannah Herzsprung), giovane detenuta dal talento nascosto e dall’aggressività meno celata, amante della “musica negra”: l’unica con la quale riesce a dar voce alla sua anima. Tutto è dosato con maestria: le riprese, le simbologie affidate agli insetti, la musica che con le note dei tasti accompagna e dirige l’intera pellicola: tutto, tranne le reazioni dei personaggi, che scaturiscono in maniera naturale, con violenza o con dolcezza, da farci dimenticare di essere di fronte a un film. Il rapporto tra le due donne è il centro della narrazione, cresce piano, senza abbracci, con ostilità all’inizio e poi con stima reciproca; poche le azioni e tanti gli sguardi, profondamente carichi di significato…una relazione sempre precaria, tesa sul filo di una femminilità che porta sul corpo e nel corpo cicatrici dolorose. Se all’inizio il colore che predomina nell’obbiettivo è il blu, a mano a mano che il film si mostra, quel blu si ingrigisce e diventa più cupo, squarciato a volte dalla luce accecante che penetra dalle finestre e svela volti e ambienti, restituiti sullo schermo con una regia che, per adeguarsi alle situazioni, cerca frequente nuove angolazioni di ripresa. Il colore blu però riappare durante il film, tramutato in fiore quando tornano a trovarci vecchi fantasmi del passato, che si rivelano scomodi per entrambe le protagoniste. Un ostacolo al loro affetto e al loro estremo bisogno dell’altra. Credo non ci sia più niente da dire: è un film manifesto del cinema europeo dei nostri giorni e va visto. Solo un’ultima cosa: quante sale a Roma ospitano questo film? ….a tutti buona riflessione.
Vera Usai
www.cinemadelsilenzio.it
Peggy Sue si è sposata
(Peggy Sue got married) USA 1986

di Francis Ford Coppola.
Con Kathleen Turner, Nicolas Cage, Barry Miller, Jim Carrey, Catherine Hicks, Joan Allen, Sofia Coppola, Don Murray, Helen Hunt, Mauren O’Sullivan, Leon Ames.


da
Il Corriere della Sera, 14 febbraio 1987

In una bella pagina degli anni Trenta quell'amabile scrittore che fu Antonio Baldíni (“ingiustamente dimenticato”) si chiedeva che cosa avrebbe voluto essere se fosse rinato. “Vorrei essere - si rispondeva - altri da quel che sono. Però non vorrei rinunciare a fare in un modo o nell'altro la conoscenza del mio me d'adesso...”.
Qualcosa del genere succede a Peggy Sue, una signora americana sui quarant'anni, che appena uscita dal liceo sposò- l'uomo dal quale ha avuto due figli e dal quale ora vuole divorziare perché l'ha tradita. L'occasione di “rinascere” le è offerta quando, nel corso di una festa tra vecchi compagni di scuola, perde conoscenza, e si ritrova nel 1960, nella casa in cui viveva con i genitori e corteggiata da Charlie. Peggy Sue conosce il proprio futuro: sa che si è maritata con Charlie e che n'è stata ingannata. Perciò, appunto, col senno di poi, tenta di rinascere diversa, di cambiarsi il destino. E dunque, anziché legarsi al suo spasimante, cerca di amare altri compagni di classe, soprattutto un promettente studioso di astrofisica e un beatnik che scrive poesie. La sua sorte è invece segnata. Benché il rapporto con Charlie sia burrascoso (alla luce della sua esperienza di donna ormai matura, Peggy Sue si offre al ragazzo che scandalizzato la rifiuta), e benché forse sia stato il giovane poeta a metterla incinta, le nozze con Charlie sono infatti inevitabili. Nemmeno al divorzio di venticinque anni dopo c'è ormai rimedio? C'è, per fortuna. Perché è proprio un Charlie pentito e innamorato come prima che Peggy Sue si trova al capezzale svegliandosi, in clinica, dal suo lungo sonno... Continuando il suo costume di alternare un film di grande impegno e un'opera “minore”, dopo Cotton club Francis Coppola ci dà con Peggy Sue si è sposata una commedia meno personale di quanto si potesse supporre ma gentile, qua e là tenera e mesta, che fra le pieghe suggerisce lo strazio di Coppola per la perdita del figlio e la sua nostalgia d'un immutabile passato. Il film ha una sceneggiatura (della coppia Jerry Leichtling e Arlene Sarner) che ha preso qualche colpo di vento, ma quanto lo caratterizza in positivo è il lasciar cadere gli spunti più banali, dettati dalla singolare circostanza che Peggy Sue potrebbe anticipare persino certe scoperte (la donna si limita a darne notizia, e per suo conto “inventa” il collant),e il diffondersi invece nell'ambientazione domestica, nel disegno dei caratteri e nella pittura del quotidiano. Dopo il bel “prologo in terra”, che ci ha ricordato un certo Altman, sulle ali del sogno si entra infatti in una sorta di rifondazione degli anni Sessanta, compiuta con un dosaggio spesso felice di ironia e di dolce rimpianto, per cui il film è anche un viaggio attraverso i modi sentimentali e figurativi in cui la memoria formalizza il Tempo (i nonni al caminetto...). A differenza di Ritorno al futuro, siamo insomma nella riesumazione assai attenta di luoghi, stati d'animo e comportamenti della província americana, con qualche ovvietà ma anche con la commossa memoria di una realtà che si è trasfigurata in mito. Se il film non è pienamente riuscito è perché il lieto fine riflette l'obbligo commerciale dell'ottimismo (è qui che taluno apparenta Coppola a Frank Capra), non perché manchi di gradevolezza e di tenuta spettacolare. Fra i suoi meriti comprendiamo la recitazione di una Kathleen Turner elegante ed espressiva su vari registri, degli attori Nicolas Cage, Barry Miller, Kevin J. O'Connor, che si mettono con disinvoltura nei panni dei teenagers, la riapparizione di Maureen O'Sullivan (la saggia nonnina la quale consiglia la nipote di scegliere nel suo passato ciò di cui in futuro sarà orgogliosa), e di Leon Ames, l'arguto vecchietto per cui i viaggi nel tempo possono essere propíziati da una loggia massonica molto sui generis. Musiche di John Barry, foto di Jordan Cronenweth, scenografie d'epoca di Dean Tavoularis, e canzone del titolo ínterpretata da Buddy Holly.
Giovanni Grazzini


Rassegna Mimosa Forever