Peggy Sue si è sposata
(Peggy Sue got married) USA 1986

di Francis Ford Coppola.
Con Kathleen Turner, Nicolas Cage, Barry Miller, Jim Carrey, Catherine Hicks, Joan Allen, Sofia Coppola, Don Murray, Helen Hunt, Mauren O’Sullivan, Leon Ames.


da
Il Corriere della Sera, 14 febbraio 1987

In una bella pagina degli anni Trenta quell'amabile scrittore che fu Antonio Baldíni (“ingiustamente dimenticato”) si chiedeva che cosa avrebbe voluto essere se fosse rinato. “Vorrei essere - si rispondeva - altri da quel che sono. Però non vorrei rinunciare a fare in un modo o nell'altro la conoscenza del mio me d'adesso...”.
Qualcosa del genere succede a Peggy Sue, una signora americana sui quarant'anni, che appena uscita dal liceo sposò- l'uomo dal quale ha avuto due figli e dal quale ora vuole divorziare perché l'ha tradita. L'occasione di “rinascere” le è offerta quando, nel corso di una festa tra vecchi compagni di scuola, perde conoscenza, e si ritrova nel 1960, nella casa in cui viveva con i genitori e corteggiata da Charlie. Peggy Sue conosce il proprio futuro: sa che si è maritata con Charlie e che n'è stata ingannata. Perciò, appunto, col senno di poi, tenta di rinascere diversa, di cambiarsi il destino. E dunque, anziché legarsi al suo spasimante, cerca di amare altri compagni di classe, soprattutto un promettente studioso di astrofisica e un beatnik che scrive poesie. La sua sorte è invece segnata. Benché il rapporto con Charlie sia burrascoso (alla luce della sua esperienza di donna ormai matura, Peggy Sue si offre al ragazzo che scandalizzato la rifiuta), e benché forse sia stato il giovane poeta a metterla incinta, le nozze con Charlie sono infatti inevitabili. Nemmeno al divorzio di venticinque anni dopo c'è ormai rimedio? C'è, per fortuna. Perché è proprio un Charlie pentito e innamorato come prima che Peggy Sue si trova al capezzale svegliandosi, in clinica, dal suo lungo sonno... Continuando il suo costume di alternare un film di grande impegno e un'opera “minore”, dopo Cotton club Francis Coppola ci dà con Peggy Sue si è sposata una commedia meno personale di quanto si potesse supporre ma gentile, qua e là tenera e mesta, che fra le pieghe suggerisce lo strazio di Coppola per la perdita del figlio e la sua nostalgia d'un immutabile passato. Il film ha una sceneggiatura (della coppia Jerry Leichtling e Arlene Sarner) che ha preso qualche colpo di vento, ma quanto lo caratterizza in positivo è il lasciar cadere gli spunti più banali, dettati dalla singolare circostanza che Peggy Sue potrebbe anticipare persino certe scoperte (la donna si limita a darne notizia, e per suo conto “inventa” il collant),e il diffondersi invece nell'ambientazione domestica, nel disegno dei caratteri e nella pittura del quotidiano. Dopo il bel “prologo in terra”, che ci ha ricordato un certo Altman, sulle ali del sogno si entra infatti in una sorta di rifondazione degli anni Sessanta, compiuta con un dosaggio spesso felice di ironia e di dolce rimpianto, per cui il film è anche un viaggio attraverso i modi sentimentali e figurativi in cui la memoria formalizza il Tempo (i nonni al caminetto...). A differenza di Ritorno al futuro, siamo insomma nella riesumazione assai attenta di luoghi, stati d'animo e comportamenti della província americana, con qualche ovvietà ma anche con la commossa memoria di una realtà che si è trasfigurata in mito. Se il film non è pienamente riuscito è perché il lieto fine riflette l'obbligo commerciale dell'ottimismo (è qui che taluno apparenta Coppola a Frank Capra), non perché manchi di gradevolezza e di tenuta spettacolare. Fra i suoi meriti comprendiamo la recitazione di una Kathleen Turner elegante ed espressiva su vari registri, degli attori Nicolas Cage, Barry Miller, Kevin J. O'Connor, che si mettono con disinvoltura nei panni dei teenagers, la riapparizione di Maureen O'Sullivan (la saggia nonnina la quale consiglia la nipote di scegliere nel suo passato ciò di cui in futuro sarà orgogliosa), e di Leon Ames, l'arguto vecchietto per cui i viaggi nel tempo possono essere propíziati da una loggia massonica molto sui generis. Musiche di John Barry, foto di Jordan Cronenweth, scenografie d'epoca di Dean Tavoularis, e canzone del titolo ínterpretata da Buddy Holly.
Giovanni Grazzini


Rassegna Mimosa Forever

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