Angela
da una storia vera.

Italia 2002
di Roberta Torre. Con Andrea Di Stefano, Donatella Finocchiaro, Erasmo Lobello, Mario Pupella.


Uno di quei paradossi insanabili che rendono la città di Palermo un caso unico al mondo vuole che dal suo famoso Palazzo di Giustizia si possa godere di una buona panoramica sull'altrettanto famoso mercato rionale del Capo: un'autentica casbah a due passi dal vero e proprio centro storico.

Nel più distante, ma non meno noto, Ballarò Roberta Torre ha ambientato Angela. Da una storia vera. Paradosso nel paradosso, la regista, milanese di nascita ma palermitana di adozione, è riuscita ad analizzare come nessun altro mai le realtà più sordide e irredimibili di questa società malavitosa i cui esiti sono purtroppo riscontrabili nelle non poche lapidi sparse per le vie della città a ricordo dei caduti(da Petrosino in avanti, fino all'albero Falcone).
A margine c'è da notare che i tanti palermitani onesti sono così assuefatti a convivere con l'omicidio e la sofferenza da non avvertire una contraddizione in termini perfino quando si riversano festosamente ad ascoltare del buon jazz in un ex lazzaretto che non a caso veniva, ed è chiamato "Lo Spasimo".
Onore a Roberta Torre, dunque, che riesce a filmare con grande realismo le 'normali' giornate lavorative di una famiglia mafiosa che vende scarpe e droga con uguale naturalezza; e se c'è da accoppare (e raramente questo termine è stato reso tanto efficacemente per immagini come nel caso dell'unico assassinio cui si assiste in questo film) qualcuno che recalcitra per la qualità scadente della merce, pazienza: sono incidenti di percorso, quasi fastidiosi contrattempi.
Guai però a mescolare i sentimenti con gli affari.
E Angela, sposata all'anziano boss Saro Parlagreco, insieme al quale gestisce un negozio di calzature che funge da facciata, si fa irretire a poco a poco dal giovane Masino.
Si produce pertanto all'interno di un nucleo familiare mafioso un vulnus melodrammatico che porta alla luce il malessere esistenziale della donna (un'intensa Donatella Finocchiaro) travolta vieppiù dalla passione pur se orgogliosamente legata al suo codice morale. Resterà sola su una banchina del porto di Palermo ad aspettare il suo perduto amore sulle note di una lacerante "A felicidade".
Bravissimi tutti i comprimari con una citazione particolare per Erasmo Lobello (il cugino Mimmo),
Da antologia fisiognomica lo scambio di sguardi tra Masino e Santino Bonanno al loro primo incontro: vi è in sintesi la filosofia mafiosa.
Davvero una bella pagina di cinema.

Sergio Longo
www.mymovies.it

Dopo lo stile grottesco di “Tano da morire” e “Sud side story”, Roberta Torre con “Angela” ci mostra una nuova faccia del suo cinema: niente più attori improvvisati, balletti sgraziati o situazioni surreali, perché “Angela” è una storia vera e va raccontata con rigore. Rigore visivo, nella cura delle immagini, alla ricerca di una luce sempre diversa, che rispecchi in ogni momento lo stato d’animo della protagonista, e di contenuti, che ripercorrano, con pochi arricchimenti, il racconto fatto dalla vera protagonista. Infatti Angela esiste veramente e la sua storia è una vicenda come tante altre, nei sobborghi di una Palermo ancora squassata dall’imperversare dell’illegalità. Forse non c’è nemmeno troppa originalità in questa vicenda, ma quello che colpisce è il modo intenso e a tratti poetico con cui Roberta Torre la racconta. Sempre alla ricerca della sfumatura, la regista si concentra sui movimenti interiori dei protagonisti, facendo passare in secondo piano il tema sociale: “Angela” è prima di tutto una storia d’amore” - ci tiene a precisare Donatella Finocchiaro, per la prima volta sullo schermo, malgrado i tanti anni di teatro. E lei la vera Angela l’ha conosciuta proprio a Palermo, dove ancora vive: “E’ una specie di vulcano dagli occhi di ghiaccio”- racconta la Finocchiaro – “Appena mi ha vista, mi ha coperto di parole, descrivendomi con irruenza la passione che le ha fatto trasgredire le regole imposte da quel mondo di uomini in cui viveva”.
Ma la Torre non prende la parti di nessuno: non è importante capire chi abbia torto e chi ragione. Quello che a lei interessa è raccontare Angela, tenerla sotto l’occhio della macchina da presa, scrutarla, seguirne la gestualità e i sentimenti, oltre ogni giudizio morale.

Francesca Manfroni
www.spietati.it

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