LE ROSE DEL DESERTO

Italia 2006
di Mario Monicelli.

Con Michele Placido, Giorgio Pasotti, Alessandro Haber, Fulvio Falzarano, Moran Atias, Tatti Sanguinetti.

L’ultimo film di Monicelli è uno sguardo disincantato sulla guerra, siamo nel 1940, in Libia, quella che allora era considerata una colonia italiana. Girato nel 2006 a 91 anni, la produzione volle un regista d’emergenza da affiancargli nella peggiore eventualità. E’ un addio dichiarato, dopo 65 regie e 58 sceneggiature. LE ROSE DEL DESERTO è ispirato al romanzo autobiografico de Il Deserto Della Libia di Mario Tobino (lo stesso dal quale Dino Risi una ventina d'anni prima aveva tratto il film Scemo di guerra), che riporta Monicelli alle sue personali vicende vissute in Abissinia, ricordi trasposti con poesia e amarezza.

Questo vuol essere il nostro modo per ricordare e omaggiare il grande regista e l’uomo, che ha saputo vivere e morire a modo suo.

Cineclub Fata Morgana

Una doverosa premessa: dovevamo aspettare un “grande vecchio” come Mario Monicelli per poter finalmente respirare un’aria di cinema diversa dalla solita minestra riscaldata dell’attuale produzione italiana, a base di commediole o filmetti aspiranti ad essere d’autore.
Il maestro della commedia agrodolce dirige infatti, alla veneranda età di 92 anni, un film lucido ed ironico che illustra uno stralcio della Storia del nostro paese attraverso quella di piccoli uomini impegnati, durante la Seconda Guerra Mondiale, sul fronte della Libia.

LE ROSE DEL DESERTO, che prende il titolo dalle rocce levigate dal vento fino ad assumere una forma simile appunto a quella delle rose, racconta la vita di un equipe di medici italiani che attendono feriti dal fronte allestendo un ospedale da campo. Il tempo scorre lentamente ed, in particolare, vediamo un giovane medico (Giorgio Pasotti) incuriosito dai luoghi e dalla gente locale mentre il suo maggiore (Alessandro Haber) è concentrato unicamente a scrivere lettere d’amore alla moglie lontana e (forse) infedele; il resto dei soldati inganna il tempo ascoltando messaggi dal comando con la radio malfunzionante e tentando di stringere rapporti con la popolazione locale schiva e sospettosa. Tra i medici arriverà poi un sagace prete domenicano (Michele Placido) il quale, da anni in Libia, si occupa dei bambini e di dare l’estrema unzione ai moribondi. Attraverso gli occhi dei protagonisti assisteremo alla disfatta dell’esercito italiano e tedesco contro le forze inglesi, con i medici ed infermieri costretti a ripiegare e tornare, purtroppo anche drammaticamente, a casa.

LE ROSE DEL DESERTO racconta con grazia ed ironia piccoli episodi di vita, sia militare che umana, attraverso la quotidianità di un piccolo agglomerato di persone che attende la guerra giorno per giorno. Monicelli mescola le vicende belliche con quelle dei vari protagonisti, affidati all’interpretazione di un cast di attori –famosi e non- molto in forma, con caratterizzazioni naturali e moderate: è un piacere, ad esempio, vedere un Michele Placido spiritoso ed incisivo che recita senza andare sopra le righe come spesso fa, oppure un Giorgio Pasotti più maturo rispetto ai suoi precedenti film sebbene abbia un tono ancora incerto della voce; discorso diverso invece per Alessandro Haber che interpreta un personaggio volutamente caricaturale e, sebbene simpatico, un pò fuori posto nella dimensione narrativa del film.
Monicelli riserva diverse e piacevoli sorprese al suo pubblico: il regista non rinuncia alla sua vena di lucida ironia caustica ed antimilitarista illustrando gli sforzi e le difficoltà dei soldati semplici, con i problemi quotidiani di essere su un fronte straniero, confrontati invece alle figure dei loro ufficiali (colonnelli e generali) che si rivelano gente inetta ed inaffidabile. Degno di plauso, da questo punto di vista, il macchiettistico ritratto di un generale stupido, borioso ed irresponsabile (titolare anche di un buffo tormentone “motociclistico”) interpretato efficacemente dal critico Tatti Sanguinetti, tramite il quale Monicelli espone la sua opinione a
riguardo di una guerra ridicola e di un esercito italiano da operetta con uomini mandati a morire in maniera futile.

Nonostante i pesanti problemi di budget che si palesano con scenografie approssimative, è evidente che il film sia stato realizzato con uno sforzo produttivo rilevante (ed anche raro per il nostro attuale cinema), massimizzando le risorse disponibili e mostrando diversi mezzi bellici d’epoca e paesaggi bellissimi, con riprese effettuate tutte in esterni (e non in teatri di posa) nel suggestivo deserto tunisino.
Concludendo (anche per le dolenti note, lasciate alla fine), LE ROSE DEL DESERTO è una pellicola gradevole e ben interpretata, che diverte e fa pensare, ma ci dispiace anche dire che Monicelli non graffia più come una volta ed il suo film si rivela un po’ vago, finendo per lasciare poco nello spettatore dopo la sua visione: le cause sono diverse e vanno da un tono narrativo troppo leggero ad una sceneggiatura senza un punto di vista ben focalizzato, da un finale nonché un paio di sviluppi precipitosi (forse per problemi di budget) fino ad alcuni concetti non espressi in maniera marcata.

Paolo Pugliese – occhisulcinema.it

Nessun commento:

Posta un commento